
Nella glassia lontana lontana creata da George Lucas, siamo abituati a battaglie epiche tra Jedi e Sith, a cospirazioni intergalattiche orchestrate dall’Impero e a segreti custoditi nei meandri di galassie lontane lontane. Ma mai avremmo immaginato che proprio la saga creata da George Lucas potesse diventare il volto – o meglio, la maschera – di un vero sistema di comunicazione segreta usato dalla CIA. Eppure, a volte la realtà supera la fantascienza… o la spionaggia, in questo caso.
Secondo quanto rivelato da un’inchiesta di 404 Media e approfondito da Melissa Koenig per il Daily Mail, nei primi anni 2000 la Central Intelligence Agency avrebbe gestito un sito chiamato StarWarsWeb.net, che apparentemente sembrava una banale fan page per appassionati del franchise. Immaginate di imbattervi in una pagina web con la foto di un ragazzino vestito da Jedi, qualche immagine dei nostri cari droidi R2-D2 e C-3PO, pubblicità di videogiochi a tema e set LEGO da collezione. Un angolo innocuo di internet dedicato alla nostalgia nerd, no? E invece no: era una delle tante maschere digitali dietro cui si celava una rete di comunicazioni top secret.
A far emergere questo intrigo degno di un thriller cyberpunk è stato Ciro Santilli, un ricercatore indipendente, esperto di sicurezza e investigatore digitale dallo spirito infaticabile. Setacciando vecchi domini, studiando a fondo il codice HTML e aggirando perfino i limiti della Wayback Machine, Santilli è riuscito a ricostruire un pezzo di storia invisibile della guerra silenziosa tra servizi segreti. Ed è così che ha scoperto come StarWarsWeb.net, e molti altri siti apparentemente banali, fossero in realtà strumenti di comunicazione cifrata tra la CIA e i suoi informatori sparsi per il mondo.
Il funzionamento era quasi da spy movie d’altri tempi: ogni agente riceveva un’identità digitale e un codice d’accesso. Una volta inserita la password nella barra di ricerca del sito – sì, proprio quella banale barra dove normalmente si cerca “Darth Vader vs Obi-Wan” – si apriva una finestra segreta per chattare direttamente con i gestori dell’intelligence americana. Una tecnica semplice ma, per un po’ di tempo, efficace. O almeno così si pensava.
Perché poi, nel 2009, tutto è andato storto. L’annuncio da parte del presidente Barack Obama dell’esistenza di un sito nucleare iraniano segreto ha innescato una caccia spietata da parte dei servizi iraniani. In breve tempo, utilizzando strumenti banali come Google, hanno identificato decine di questi finti siti creati dalla CIA. Il motivo? Erano troppo simili tra loro, con indirizzi IP sequenziali e dettagli nel codice HTML che gridavano “messaggio segreto” più forte di un Wookiee. Le parole “password”, “message” e “compose” erano letteralmente scritte nel codice delle pagine. Un errore grossolano, che ha permesso ai servizi segreti di Teheran di distruggere l’intera rete di agenti americani nel paese.
Secondo una successiva indagine di Yahoo News, nel 2011 molti informatori furono catturati, alcuni addirittura giustiziati. Anche in Cina si verificarono simili epurazioni, con più di venti agenti uccisi nel giro di un anno. L’agenzia americana, travolta dagli eventi, iniziò a chiudere i siti e a evacuare le fonti rimaste. Ma il danno era già stato fatto.
In un raro gesto di autoanalisi, nel 2021 la CIA ammise il fallimento con un memo interno in cui criticava duramente le proprie scelte operative: errori di programmazione, eccessiva fiducia nei protocolli esistenti, sottovalutazione dei nemici e una fretta pericolosa che aveva messo il “successo della missione” davanti alla sicurezza delle persone.
È interessante notare, però, che questi siti “di massa” venivano usati solo per agenti di basso o medio livello. I veri VIP dello spionaggio, le fonti più preziose e riservate, avevano strumenti di comunicazione molto più sofisticati. Insomma, se eri il James Bond della situazione, niente LEGO e Jedi per te.
Tra i finti siti creati dalla CIA figuravano anche una fanpage per Johnny Carson, una dedicata alla musica brasiliana, una agli sport estremi, persino un portale su wrestling russo e calcio iraniano. Il tutto confezionato per sembrare legittimo, localizzato per area geografica, ma con un solo vero scopo: tenere in contatto chi raccoglieva informazioni nei punti più caldi del pianeta con i loro supervisori di Langley.
Ciro Santilli, da parte sua, ha spiegato di aver intrapreso questa caccia digitale spinto dal suo interesse per la politica cinese, dal suo amore per le serie tratte da romanzi di spionaggio e – come ha dichiarato lui stesso – dal desiderio di “tirare un brutto scherzo alla CIA per aver spiato le democrazie occidentali”.
Alla fine, la scoperta del sito StarWarsWeb.net ci lascia con un retrogusto agrodolce. È incredibile pensare a quanto facilmente si possa mascherare un’operazione di intelligence dietro la passione condivisa di milioni di fan. Ma è altrettanto inquietante sapere che la debolezza del sistema abbia portato alla fine tragica di tante vite coinvolte in un gioco molto più grande di loro.
E ora, se vi capita di imbattervi in un sito amatoriale pieno di gif nostalgiche e link ai set LEGO del 2004… magari fateci un pensierino prima di cliccare.
Ti ha stupito questa incredibile storia di spionaggio travestita da passione nerd? Sei curioso di scoprire altri retroscena dove il mondo geek si intreccia con quello delle operazioni segrete? Condividi questo articolo sui tuoi social e facci sapere cosa ne pensi nei commenti! La galassia della cultura nerd è vasta… e, come abbiamo scoperto, anche piena di segreti!
L’articolo Quando la Forza si allea con lo spionaggio: il sito Star Wars usato dalla CIA per comunicare con i suoi agenti segreti proviene da CorriereNerd.it.